Sondaggio: Si devono togliere le cronometro dai grandi giri?
A favore di questa tesi ci sono alcuni dati interessanti: dal 1980 in poi al Giro d’Italia ci sono stati solo otto ciclisti che si possono definire scalatori puri o che a crono non erano proprio dei draghi, e sono: Pantani, Gotti, Simoni, Cunego, Di Luca, Scarponi, Quintana e Carapaz; al Tour de France solo cinque: Pantani, Pereiro, Sastre, Schleck e Bernal. Per la Vuelta il discorso cambia un po’ visto che le pendenze spagnole facilitano i pesi piuma. Iniziando da Luis Herrada e arrivando anche all’ultimo periodo con Aru, Quintana, Simon Yates.
Da queste ricerche si nota che le grandi corse a tappe di solito le vincono i ciclisti completi, come giusto che sia, ma un esperimento perché non farlo?
Una volta ogni tanto, per variare un po’, non darebbe fastidio nessuno, magari mettendo tutti d’accordo con un’edizione successiva con più cronometro. Esperimento a parte, secondo me le prove contro il tempo ci devono essere, ma ovviamente contro bilanciate dalle montagne. Metterei una cronosquadre di 20 km come grande partenza, una cronometro vallonata di 40 km o piatta di 25 e poi una vera cronoscalata, che manca dal Giro d'Italia 2016, quando si crono- scalò l’Alpe di Siusi.
Il mio punto di vista è abbastanza chiaro, invece il vostro qual è? come dovrebbe essere disegnato un grande giro a tappe?
Cristian Bortoli