Chris Froome nella leggenda
Tutti ne parlavano, tutti la temevano, e alla fine la terza settimana si è fatta davvero sentire. Attraverso soprattutto, con quella che era stata un po’ da tutti annunciata come la tappa più importante; la frazione che proponeva la Cima Coppi sul Colle delle Finestre e poi l’arrivo sul Jafferau, la montagna che sovrasta Bardonecchia. Una frazione importante per le difficoltà proposte, ma comunque, assolutamente niente di inedito per il Giro d’Italia. Di inedito c’è stata invece la grandissima impresa della quale si è reso protagonista un motivatissimo e determinato Chris Froome. Resta poco da scoprire di un corridore che in carriera è stato capace di vincere 4 Tour de France e 1 Vuelta Espana. Ciò di cui però è stato capace di fare nella sua infinita cavalcata nelle Alpi Cozie dai versanti piemontesi, oltre che di inedito per lui, rappresenta qualcosa che apparterrà per sempre alla storia e alla leggenda del ciclismo. Volendo contestualizzare negli ultimi 50 anni l’impresa del fuoriclasse del team Sky, potremmo paragonarla a qualcosa di cui sono stati capaci di realizzare in carriera soltanto Merckx e Hinault. Inserendo in tale contesto, anche l’impresa di Pantani sul traguardo di Les Deux Alpes.Dopo ciò che si era visto ieri sul traguardo di Pratonevosto, poteva anche essere ipotizzabile che Froome decidesse di uscire allo scoperto per valutare la condizione del connazionale in maglia rosa. Come pure poteva essere ipotizzabile anche un suo attacco, da lanciare anche nei confronti di Tom Dumoulin, che stamattina in classifica generale accusava un gap da Yates di appena 26”. Insomma, niente di fantomatico l’ipotesi che se Froome avesse sentito la gamba giusta, avrebbe provato un’azione anche a rischio, pur di rientrare nei giochi per la maglia rosa. A rischio non voleva dire attendere gli ultimi chilometri del Jafferau, quanto piuttosto, provarci già sullo sterrato delle Finestre a creare una selezione che metro dopo metro, potesse togliere dai giochi i suoi principali avversari.Così è stato in effetti. Solo che, quando Froome ha deciso di provarci, mancavano più di 80 chilometri al traguardo. In quel momento c’era da affrontare metà salita della montagna dove l’edizione 101 del Giro aveva posto la vetta da dedicare al “campionissimo”, il tratto in salita verso il Sestriere e la relativa discesa, e poi ancora, l’insidioso falsopiano - soggetto spesso al vento che spira in senso opposto – che porta a Bardonecchia. Per cui, ci poteva anche stare che a seconda di come si sviluppasse l’azione, il battistrada solitario potesse anche essere raggiunto dagli immediati inseguitori. Un piccolo manipolo di 5 uomini, composto da Tom Dumoulin, Thibaut Pinot, Richard Carapaz, Sébastien Reichenbach e Miguel Angel Lopez. Niente di tutto questo invece. In considerazione che il suo vantaggio è andato sviluppandosi attraverso una crescita costante, il keniano bianco ha inteso correre con la medesima spavalderia esibita fino a domenica scorsa dall’ex leader Simon Yates, oggi però apparso subito in affanno già dai primi tornanti del Finestre e scivolato poi nelle retrovie. Costretto a dire addio ai sogni rosa che al termine della crono di Rovereto sembravano ormai per lui, quasi del tutto esenti da minacce particolari. Tanto è vero che a tale proposito, erano in molti a sbilanciarsi a tale riguardo, con la seguente affermazione «il Giro lo può perdere soltanto lui». Un’affermazione vera solo in parte. Con il suo attacco, coraggioso, temerario e spregiudicato, Chriss Froome ha tolto anzitempo dai giochi molti dei protagonisti più attesi. Condannandoli con la sua azione, all’oblio; molto prima che ci si potesse rendere conto dell’efficacia in termini di risultato, di ciò che avesse potuto effettivamente produrre quell’iniziativa portata avanti con tanta veemenza dal capitano del team Sky. In effetti, se anche Froome avesse ceduto poi sul Sestriere o sul Jafferau, le sorti dell’ormai ex maglia rosa Yates o di Pozzovivo, sarebbero state comunque compromesse.Il fatto è che il battistrada non ha ceduto. La sua azione si è evoluta attraverso un accumulo progressivo di vantaggio, tale da conquistare alla fine, la tanto agognata maglia rosa. Vuoi per la stanchezza, vuoi per la mancata collaborazione dei sudamericani, Froome è riuscito a monetizzare al massimo la sua intraprendenza, affidata al cuore, ma non solo. É vero che nell’impresa del Finestre e company si è visto solo in parte il solito monologo del team Sky nell’imporre il ritmo. Un atteggiamo che la formazione britannica ha attuato soltanto nella prima parte dell’ascesa alla “Cima Coppi”. Poi, è entrato di scena l’interprete principale che sul traguardo, consapevole dell’eccezionale gesto atletico, non ha esitato a riconoscere quella appena conclusa, come la più bella e la più importante impresa della sua carriera.
In un continuo crescendo di emozioni e di infiniti coup de théâtre, alla vigilia dell’ultima tappa di montagna che porterà la corsa rosa da Susa a Cervinia, non possiamo assolutamente rassegnarci a valutare il verdetto uscito dalla tappa numero 19, come qualcosa di definitivo. Se Froome è stato superlativo, Dumoulin si è difeso con i denti e 40” rappresentano un gap che può essere recuperato anche perché, pur riconoscendo l’indubbio valore dell’attuale leader, ciò a cui abbiamo assistito da Venaria Reale a Bardonecchia, rappresenta qualcosa al di fuori degli schemi, per cui ipotizzare le reazioni che seguiranno a tanta fatica atletica e psicologica tra meno di 24 ore , può rappresentare un’incognita sulla quale, alla luce di quanto abbiamo assistito in questo Giro emozionante come pochi, nessuno può sbilanciarsi. Nei 214 Km che separano Susa da Cervinia potrà starci di tutto.
Oltre che per l’impresa di Froome, la tappa di oggi sarà ricordata anche per l’abbandono di Fabio Aru. Purtroppo in queste settimane si è parlato già abbastanza del talento sardo e gli argomenti purtroppo, non hanno mai avuto per oggetto le buone prestazioni. Uno stop che forse avrebbe potuto essere anticipato già alla vigilia dell’ultimo giorno di riposo, al fine di trovarsi più in avanti con i riscontri e le analisi dalle quali ripartire poi per un suo auspicato effettivo e completo recupero.
Più difficile invece, realizzare che tra i primi 10 della generale non figura più il nome del corridore che più di tutti aveva entusiasmato in questo Giro. Quel Simon Yates che dopo aver palesato una crisi evidente e purtroppo irreversibile, non appena la Sky ha forzato il ritmo, è poi giunto sul traguardo accusando un distacco di 38’31” dal vincitore di tappa che gli ha tolto il simbolo del primato. Il suo attuale piazzamento nella generale è il 18°; il suo gap dall’attuale maglia rosa è di 35’42”. Aveva davvero ragione chi invitava a fare attenzione, soprattutto alla terza settimana.
Foto Credit: LaPresse - D'Alberto / Ferrari / Paolone / Alpozzi
ORDINE D'ARRIVO:
1 Chris Froome (GBR) Sky Professional Cycling Team 5:12:26
2 Richard Antonio Carapaz Montenegro (ECU) Movistar 3:00
3 Thibaut Pinot (FRA) Groupama - FDJ 3:07
4 Miguel Angel López Moreno (COL) Astana 3:12
5 Tom Dumoulin (NED) Sunweb 3:23
6 Sébastien Reichenbach (SUI) Groupama - FDJ 6:13
7 Davide Formolo (ITA) Bora - Hansgrohe 8:22
8 Sam Oomen (NED) Sunweb 8:23
9 Patrick Konrad (AUT) Bora - Hansgrohe 8:23
10 Pello Bilbao Lopez De Armentia (ESP) Astana 8:23
l'ordine d'arrivo completo della diciannovesima tappa
CLASSIFICA GENERALE:
1 Chris Froome (GBR) Sky Professional Cycling Team 80:21:59
2 Tom Dumoulin (NED) Sunweb 0:40
3 Thibaut Pinot (FRA) Groupama - FDJ 4:17
4 Miguel Angel López Moreno (COL) Astana 4:57
5 Richard Antonio Carapaz Montenegro (ECU) Movistar 5:44
6 Domenico Pozzovivo (ITA) Bahrain - Merida 8:03
7 Pello Bilbao Lopez De Armentia (ESP) Astana 11:08
8 Patrick Konrad (AUT) Bora - Hansgrohe 12:19
9 George Bennett (NZL) Lotto NL - Jumbo 12:35
10 Sam Oomen (NED) Sunweb 14:18
la classifica generale completa dopo la diciannovesima tappa