Tra le tre Grandi Gare a tappe, sicuramente la Vuelta è quella che tra tutte fa il meno possibile per attirarsi le simpatie dei velocisti.
L’urlo del giovane Enric Mas dopo aver tagliato vincitore il traguardo di Coll de la Gallina-Santuario de Canolich, racchiude la sintesi di una corsa che, regalando ogni giorno spunti interessanti, ha dovuto poi attendere l’ultima frazione di montagna - la penultima in linea dell’edizione 2018 - per stilare una classifica generale che oltre che definita, assume adesso ben distintamente, nei valori dei distacchi, le forze in campo che si sono fronteggiate dallo scorso 25 agosto fino ad oggi.
Dopo tanta incertezza, va delineandosi, alla fine, la figura di chi può degnamente portarsi a casa l’edizione 2018 della Vuelta.
Puntuale come un orologio svizzero, il leader Simon Yates dimostra di essere giunto alla terza settimana col piglio giusto. Il piglio di chi ha saputo serbare energie, pur indossando nei giorni passati, più di ogni altro, il simbolo del primato.
Può capitare a volte, che il gruppo inseguitore si addormenti, oppure che sbagli di pochi secondi i calcoli sulle tempistiche necessarie per completare l’inseguimento. Comunque la si voglia interpretare, la tappa numero 18 della Vuelta, che avrebbe dovuto rappresentare per le ruote veloci la penultima opportunità da sfruttare prima dell’apoteosi di domenica prossima a Madrid, deve essere invece archiviata come un’occasione sfumata per i vari Sagan, Viviani e Nizzolo.
Nell’infinita successione di arrivi in salita, alla Vuelta si va piano, piano, delineando una classifica generale che sia pure a piccole dosi, fa emergere gli effettivi valori delle forze in campo. La tappa numero 17, da Getxo a Balcón de Bizkaia, con i suoi 157 km, caratterizzata da un arrivo particolarmente duro e selettivo, possedeva tutti i presupposti per delineare e rimarcare le maggiori differenze tra i vari contendenti.
Una corsa nella corsa. Come spesso avviene in presenza di una crono individuale all’interno di una gara a tappe. Da una parte gli specialisti, i cosiddetti atleti “hors categorie”, a giocarsi il successo parziale. Dall’altra gli uomini di classifica che, pur con il ridimensionamento negli ultimi anni delle prove contro il tempo nelle grandi gare a tappe, questo genere di specialità rimane sempre quello in grado di determinare distacchi più cospicui.
Forse era lecito attendersi qualcosa in più da una frazione che faceva segnare il debutto delle tre giornate annunciate come quelle che avrebbero riscritto la classifica generale di una Vuelta dove invece i big si fanno notare piuttosto per eccesso di timidezza.
Guai alla Vuelta dare scontato ciò che può sembrare dall’apparenza. Apparenza da limitare al solo profilo altimetrico espresso attraverso il consueto grafico, perché alla prova dei fatti, i costanti saliscendi della Galizia che hanno portato la corsa nel punto più a Nord della Pensiola Iberica, al Faro de Estaca de Bares, è apparsa subito più incline ad attacchi da lontano, piuttosto che a un lento intercedere fino al traguardo, in attesa che i velocisti si scannassero poi tra di loro.
Il corridore friulano, approfittando di un ottimo gioco di squadra riesce a cogliere un importante successo sul traguardo di Ribeira Sacra che va a premiare la sua perenne generosità. Per l’atleta della BMC è il terzo successo in carriera alla Vuelta Espana.